Il Fondatore

Demetrio Zaccaria

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Pilota d’aviazione, volontario in Africa durante il conflitto abissino, dopo la prigionia in Kenia diventa un capitano d’industria brillante e volitivo, destinato ad un’esistenza agiata, irrobustita dalla consapevolezza di aver vissuto intensamente, rischiando la vita in guerra e poi rigiocandosela (sia pure con minore azzardo) in campo imprenditoriale. È un self-made man curioso e intelligente, lontano dallo stereotipo che vuole questa egocentrica tipologia umana interessata solo agli “schei” e refrattaria a qualsiasi cosa emani un vago sentore di cultura. Insomma, la smentita vivente all’affermazione di Leonardo Sciascia, secondo la quale tutti gli uomini che in Italia si fanno da sé si fanno piuttosto male. Self-made man Zaccaria lo è in campo imprenditoriale e culturale: al termine della guerra in Etiopia apre due aziende ad Addis Abeba; quindi, poco prima del secondo conflitto mondiale, avvia un calzaturificio.

Rientrato dalla prigionia lavora nel campo delle ricerche di mercato per alcune importanti industrie lombarde; infine fonda a Vicenza un’azienda tessile con i fratelli. Pur disponendo di un bagaglio di studi eminentemente tecnico, durante i suoi numerosi viaggi trova sempre il modo di ritagliarsi un po’ di tempo libero per visitare una mostra, un museo o acquistare libri.

Ed ecco che il destino entra in gioco per la prima volta: nel 1951, in una libreria newyorkese, prende casualmente in mano il Dictionary of Wines di Frank Schoonmaker. È amore a prima vista per una materia affascinante e sconosciuta, che lo spinge ad acquistare il suo primo volume di enologia. Zaccaria è pressoché un neofita: si avvicina a questo nuovo mondo con passione, entusiasmo e curiosità intellettuale.

Sul finire degli anni ’60 il caso bussa di nuovo alla porta: la porta di un ristorante vicentino dove gli capita di conoscere un gruppo di piemontesi appassionati del buon bere con cui stringe subito amicizia, aiutato dal suo carattere comunicativo, sia pur confezionato in un involucro un po’ burbero. Inizia a frequentare con assiduità quella sorta di cenacolo bacchico e partecipa come osservatore ai più importanti convegni internazionali.

Proprio in quelle occasioni conosce i massimi esperti della materia, tra cui Andrè Simon, uomo di vasta cultura, proprietario della più grande biblioteca privata di enogastronomia. Simon diventa per Zaccaria un punto di riferimento, un modello da raggiungere. Lo sente simile a come lui stesso vorrebbe essere: un raffinato uomo di cultura con la passione per il collezionismo.

Intanto nella biblioteca personale dell’imprenditore vicentino cominciano ad entrare non solo tomi di enologia, ma anche trattati e periodici di agricoltura e gastronomia. Qualche anno dopo Simon muore e Zaccaria perde il suo nume tutelare. La biblioteca di Simon viene venduta all’asta e Zaccaria decide che è giunto il momento di calare il carico da undici: più di qualche titolo di quella sterminata raccolta finisce così nelle sue mani.

Da Toscolano in riva al Garda, dove si era stabilito dal 1958, pur tornando spesso in città, Zaccaria si trasferisce definitivamente a Vicenza nei primi anni ’70 con tutti i suoi volumi, ormai diventati qualche migliaio. Nell’80 acquista il palazzo dove ha attualmente sede “La Vigna”. L’anno dopo, alle soglie dei settant'anni e preoccupato che il patrimonio librario raccolto in tanti anni non vada disperso dopo la sua morte, dona il Palazzo e l’intera raccolta al Comune di Vicenza.

Nel 1981, d’intesa con i rappresentanti del Comune, della Camera di commercio, dell’Accademia Olimpica e del Consorzio per la gestione della Biblioteca Bertoliana, fonda il Centro di Cultura e Civiltà Contadina (in cui nel 1984 entrerà anche la Provincia), con lo scopo di conservare, gestire e incrementare il patrimonio librario de “La Vigna”, nonché di promuovere studi, convegni e attività di ricerca.

La sua vasta conoscenza della materia lo porta a conseguire per due volte il premio di ricerca storica internazionale “Barbi-Colombini” di Montalcino; nel 1986 diventa socio onorario per meriti eccezionali della Società per la Storia del Vino della Germania e dell’Accademia Svizzera del Vino; il 3 marzo 1987 viene nominato Accademico della Vite e del Vino e nel 1988 Accademico Olimpico.

Qualche anno dopo la morte, nel pomeriggio di sole del 27 novembre 1993. Scorrono i titoli di coda sulla vita vissuta pericolosamente di Demetrio Zaccaria: collezionista per caso, imprenditore di successo, uomo dalla curiosità intellettuale disinteressata che poi, come ebbe a dire uno storico inglese, è linfa e sangue della vera civiltà. Se ne va in punta di piedi, così come in punta di piedi aveva estratto il libro di Schoonmaker da uno scaffale di una libreria newyorkese quarantadue anni prima.

Per ulteriori approfondimenti sulla vita di Demetrio Zaccaria leggi Io ho quel che ho donato, La Vigna Lab 02 (dicembre 2023)

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