Attraverso la presentazione del libro "Pellegrino Artusi. Il fantasma della cucina italiana", Alberto Capatti racconta le “tre” vite che Pellegrino Artusi visse. Una prima, raccontata nell’autobiografia del 1903, che narra le vicende private della giovinezza. Una seconda che riguarda gli anni dal 1861 al 1891, un trentennio, vissuto a Firenze, di intensa attività culturale e con un esito imprevedibile: la prima edizione di un ricettario. La terza, dal 1891 al 1911, segnata dal suo crescente successo editoriale, con ristampe riviste e aggiornate con nuove ricette, e dalla fittissima corrispondenza con i propri lettori. Ben 15 sono le edizioni da lui curate. Tre vite diverse fra loro, apparentemente in successione, anche se la terza prevarica sulle precedenti, grazie a un ricettario che riporta il suo indirizzo sul frontespizio ed è richiesto da un numero crescente di italiani. Ma la biografia non si chiude qui e una quarta vita dovrà essere aggiunta, dalla sua morte sino a oggi, contrassegnata dalla consacrazione del ricettario con ristampe annuali di più editori, traduzioni e infiniti plagi, taciti e confessi, con leggende di ogni sorta, pubbliche e private. Le quattro vite sono l’anima di questa biografia documentata e immaginata con un vizio di fondo: l’autore, il grande storico Alberto Capatti, da quasi trent’anni la studia e si è immedesimato in Pellegrino Artusi, sino quasi a esserne soggiogato.

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